Exegi monumentum aere perennius.
A zio Celestino.
Dove posso ritrovarti, adorato zio, se non in questa giornata blu da impazzire, in questo cielo di dicembre in cui provavi la sensazione di volerti tuffare... Dove posso ritrovarti se non su quella balaustra proiettata sull'immenso della mia infanzia, con la cara mia nonnina, allora felice di averti con sé per un po', e mai paga della tua presenza amorevole e clownesca, sempre in bilico tra parole d'affetto e lievi e volatili sberleffi alla serietà maestosa dell'esistenza. Dove posso ritrovarti se non in quella leggerezza che riuscivi a crearti intorno, che sempre si accompagnava a impegno, interesse, intelligenza e naturale attrazione verso la bellezza e la conoscenza. È così che continuerò ad evocarti, come ho sempre fatto con i miei alunni: nell'immagine galileiana dell'uomo della Favola dei suoni, che si circondava di uccelli dai mille canti e dai mille colori (chi non conosce la meraviglia delle tue voliere) e che intraprendeva il suo coraggioso viaggio verso le verità della Scienza.
Fossi nato qualche decennio più tardi, saresti stato un mago dell'informatica, tanta era la perizia da te acquisita in questo ambito anche in tarda età. Genialità della logica ed istinto dell'unione ti hanno condotto verso il mondo, per intessere legami, assecondando la tua natura socievole e curiosa, innamorata dell'uomo, degli animali (oh, la tua piccola casetta mattinatese, risonante di canti di cardellini!) e della natura tutta. Tu praticavi l'amicizia mai discriminante, vorace di incontri, di abnegazione e generosità, di esperienze. Sei stato un naturalista per la passione con cui ti sei rivolto ad ogni forma di vegetale (mi viene incontro nella mente uno zio profumato del rosmarino e dell'origano del nostro Promontorio, ma anche coltivatore di ortaggi e curatore di giardini) e ad ogni specie animale (oh, gli indimenticabili tuoi cagnolini, da Ketty in poi...)
Un grande maestro nell'insegnare I rudimenti del mestiere di costruttore: sui cantieri, nelle scuole, mai avaro di spiegazioni e racconti. Ti sei voluto cimentare anche nella scrittura, allorché hai sentito di dover raccogliere il tuo "cammino, dall'alba al tramonto" in un'opera autobiografica che parla di te e della tua essenza forte e calorosa dell'italica terra e insieme della cultura gallica.
Per un "difetto del luogo" e per gli umili natali, di cui andavi però fiero, hai abbandonato ben presto una terra mai dimenticata, sempre agognata e vissuta, nella memoria e nelle innumerevoli permanenze, il paesello di cui volevi riprodurre ardentemente gli odori e i sapori nel Paese che ti aveva poi accolto e dove hai trascorso gran parte dei tuoi giorni, apprezzandone ciò che di bello e felice esso ha rappresentato per te.
Dobbiamo a te lo sguardo straniante e, al tempo stesso coinvolto e coinvolgente (e in tempi non sospetti, quando la nostra "perla" risultava ancora fuori dalle tappe internazionali del turismo) su Mattinata, tuo grande amore, che spesso ancora mi riscopro a guardare con i tuoi occhi, ad avvertire dentro con la tua profonda ammirazione e meraviglia.
La sensazione è che ci hai lasciati troppo presto, così giovane com'eri... Il nostro costruttore di legami, che ci inviava ogni anno lo splendido e colorato calendario illustrato della famiglia, con relative immagini dal passato e dal presente, con il promemoria dei compleanni di tutti e insieme i recapiti telefonici (per dirci che, caso mai avessimo voluto sentirci, non vi erano impedimenti di sorta) ora non c'è più. E il vuoto è immenso. Il wa tace: un messaggio divertente e arguto, un apprezzamento alla foto del profilo, una carrellata di colorati paesaggi dal mondo (perché sì, zio, tu ti muovevi in uno spazio colorato e lucente) era un risveglio per noi dalla pigrizia e dall'oblio della lontananza. La naturalezza con cui mantenevi una quantità incredibile di contatti ha creato una rete, che ci auguriamo almeno un po' venga mantenuta, nel tuo nome.
Caro zio, non solo ci hai indicato questa via, l'hai percorsa sempre, con coerenza, determinazione ed ostinazione nel bene, secondo le tue umane possibilità. Non ci resta che seguirla, specie ora che ci è toccato di riallacciare il senso di ciò che hai costruito: un monumento perenne, più duro del bronzo, per dirla con il grande Orazio. Grazie per tutto ciò che sei stato e hai fatto per noi. Grazie anche per quando mi hai fatto arrabbiare, perché anche in quelle circostanze il nostro reciproco affetto non è venuto mai meno. Ci mancherai sempre.
Ineguagliabile zio Cele, io ti vedo lì ora, in alto, più in alto, come in alto lavoravi nel blu, cantando sui ponti, in mezzo all'azzurro del cielo, col sole sulla schiena, "puro e disposto a salire alle stelle", per i sentieri di un universo che tu hai già sempre accolto in te. Con infinito amore. Filomena.